DIA e SCIA: conosci le differenze?

 

Un immobile che debba essere demolito o soggetto a lavori di restauro o ampliamento, richiede che il proprietario comunichi all’amministrazione competente l’intenzione ad avviare i lavori, tramite specifiche procedure.
La presente guida esplorerà le differenze tra DIA e SCIA, i due atti necessari a rendere il cantiere a norma di legge.

Le tempistiche della DIA e della SCIA

La “Denuncia di inizio lavori” e la “Segnalazione certificata di inizio delle attività” sono accomunate dal fatto che devono essere presentate entrambe presso l’Ufficio Tecnico comunale.

La più evidente delle differenze tra DIA e SCIA sta nel fatto che la prima ha bisogno di 30 giorni per essere accettata, durante i quali i tecnici esaminatori possono chiedere altri documenti o fermare sul nascere il progetto; con il secondo caso invece le operazioni possono essere avviate da subito, tenendo però presente che il Comune avrà 60 giorni di tempo per pretendere la modifica o la cessazione dell’operato.

Quando la SCIA non sostituisce la DIA

Le differenze tra DIA e SCIA non si limitano alle tempistiche: è necessario presentare la Denuncia quando:

  • l’opera è soggetta a vincoli dovuti a motivi paesaggistici e culturali;
  • si ha un cambiamento della volumetria o della sagoma della struttura.

Si può invece ricorrere alla SCIA in presenza di lavori:

  • di restauro, messa in sicurezza dell’edificio e recupero della capacità strutturale;
  • che prevedano l’accorpamento o la divisione di unità abitative;
  • per la costruzione di parcheggi;
  • per l’inserimento di nuove finestre.

Bisogna tenere presente che, di quest ultimo elenco, si dovrà ricorrere comunque alla DIA nel caso in cui l’opera causi un cambiamento sostanziale della struttura dell’immobile.

La documentazione da presentare per DIA e SCIA

Le differenze tra DIA e SCIA si fermano con la documentazione da allegare insieme all’atto: sebbene ogni realtà comunale richieda un certo tipo di allegati, è necessario che entrambi gli atti siano firmati da una figura professionale che se ne assuma la responsabilità, scaricandola al contempo dall’amministrazione che ha dato il permesso a procedere.

Oltre a questo deve essere presentato un progetto che sia conforme alle leggi in materia di edilizia e a norma di sicurezza.
Altri dati richiesti sono il nominativo del proprietario dell’immobile e della ditta lavoratrice.

Aggiornamenti 2014: cosa cambia?

Con il Decreto 133/14, entrato in vigore a settembre, cambiano diverse procedure per ciò che concerne l’edilizia e le ristrutturazioni. L’interno governativo è quello di dare nuova linfa a un settore andato in crisi negli ultimi anni, visto che molti immobili sono rimasti invenduti generando così un periodo di stagnazione da ambo i lati, sia dalla parte dei proprietari che di coloro che dovevano comprare o affittare casa. 
Con le nuove norme la Segnalazione certificata di inizio delle attività prende il posto a tutti gli effetti della Denuncia di inizio lavori, che rimane in uso solo per quanto riguarda la sostituzione dell’autorizzazione per costruire. La Scia sarà valida anche per le modifiche minori, a patto che vengano rispettate le norme urbanistico-edilizie e avvengano dopo che siano stati ottenuti gli eventuali atti.

Il testo del decreto varato dal Governo tocca anche altri temi inerenti questo settore, come la riqualificazione urbana, la deroga alle norme urbanistiche, la proroga per quanto riguarda i termini edilizi, il contributo di costruzione, le autorizzazione nella conferenza dei servizi e i permessi paessagistici. 
Come detto prima, con questa legge si vuole fare crescere il settore dell’edilizia che è rimasto fermo a causa della crisi economica. Infatti i proprietari e gli imprenditori sono stati bloccati per le case invendute, dovuta alla disoccupazione e ai licenziamenti che non hanno permesso alle persone di acquistare casa, o comunque di affittarla. Le condizioni per chiedere un mutuo infatti si sono fatte più stringenti e senza i requisiti necessari, come la busta paga o altre garanzie, l’istituto di credito non concede più prestiti. La conseguenza di tutto ciò è la stagnazione attuale, con case invendute e cittadini che non possono permettersele. 
Sono state previste anche delle regole per una detrazione fiscale a chi acquista e poi affitta casa: la pressione fiscale infatti è un altro dei problemi endemici del nostro Paese e con questa misura le istituzioni hanno cercato di dare un incentivo per aumentare la crescita del settore. Tutto però parte dal problema lavoro: solo diminuendo la disoccupazione e quindi aumentando i posti di occupazione, i cittadini potranno permettersi più spese e farsi carico di un acquisto di una casa, cosa che al momento appare più una chimera che un sogno realizzabile in breve tempo.